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Daniele Vicari

È nato a Castel di Tora, Rieti nel 1967. Laureatosi in Storia e Critica del Cinema presso l’Università di Roma La Sapienza, ha collaborato in qualità di critico cinematografico con le riviste «Cinema Nuovo» e «Cinemasessanta». Dopo i corti Il nuovo e Mari del Sud, firma nel 1997 il documentario a più mani Partigiani; seguono Comunisti (con Davide Ferrario), Uomini e lupi, Bajram, Sesso, marmitte e videogames, Non mi basta mai (con Guido Chiesa), Morto che parla.

L’esordio al lungometraggio di finzione avviene nel 2002 con Velocità massima, Premio Pasinetti per il miglior film e il David di Donatello per la migliore regia d’esordio. Nel 2005 pubblica, in collaborazione con Antonio Medici, L’alfabeto dello sguardo. Capire il linguaggio audiovisivo (Carocci 2004, Targa per il miglior libro didattico, nell’ambito del Premio Filmcritica Umberto Barbaro 2005). Poi dirigerà ancora Valerio Mastandrea in L’orizzonte degli eventi (Festival di Cannes 2005, Semine de la Critique).

Il mio paese (2006), «road-movie documentario» che ripercorre le tappe della pellicola L’Italia non è un paese povero di Joris Ivens, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia come evento speciale nella sezione Orizzonti, si aggiudica il David di Donatello per il miglior documentario della stagione e l’Italian Dvd Awards per il miglior documentario italiano. Nel 2008 ha presentato al Festival del Cinema di Roma il suo film tratto dal romanzo di Gianrico Carofiglio, Il passato è una terra straniera.

Nel 2009 torna a collaborare con Vivo film ideando e presentando il film di Pietro Pelliccione e Mauro Rubeo sul dopo terremoto a L’Aquila, L’Aquila bella mé, presentato al Festival del cinema di Roma.

Produzioni

2010

Sei parole di un celebre brano di Paolo Conte, sei storie di ragazzi liguri

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2008

Tra il 2005 e il 2006 Daniele Vicari ha percorso l’Italia per raccontare un presente segnato dalla crisi economica.